venerdì 29 dicembre 2017

Yakuza Apocalypse (2015)



Che Takashi Miike sia un regista fuori dalle regole è un eufemismo...una tautologia...e probabilmente non c'è bisogno che ve lo dica io, ma con questo "Yakuza Apocalypse" la sua follia supera ogni limite, riuscendo a sembrare più assurdo anche di "As the Gods Will" e direi che non è poco.
Di cosa parla il film? Prima di riassumere un po' questo delirio, va detto che la trama, pur avendo comunque un filo conduttore, è per lo più una scusa per mettere in scena sequenze sempre più folli e spettacolari, fino ad un finale cartoonesco e apertissimo, ma andiamo con ordine.


Kamiura è un boss yakuza di una cittadina giapponese, dove è amato e benvoluto, dato che protegge i suoi abitanti e cerca di mantenere la pace. Il boss nasconde però un segreto, infatti è un vampiro, ma anziché nutrirsi col sangue di innocenti civili, che lo renderebbero forte, preferisce quello di altri yakuza, che invece lo indebolisce sempre di più, infatti quando due strani individui arrivano in città, Kamiura farà una brutta fine, ma farà in tempo a passare il suo potere al suo braccio destro Kageyama. Questi scopre che i due killer lavorano assieme al capitano della yakuza e dunque capisce il suo tradimento. Inizia così una battaglia tra yakuza vampiri, alleati di Kageyama a bizzarri personaggi, tra cui un kappa con problemi di alitosi e una rana mascotte con il potere di uccidere con lo sguardo alleati agli yakuza traditori.


"Yakuza Apocalypse" parte dunque come uno yakuza-movie, ma fin da subito mette in scena la sua anima grottesca, per poi attingere al genere vampiresco-horror, alla commedia e naturalmente ai film sulle arti marziali, rendendo impossibile l'incasellamento in unico genere.
Miike dirige così un film fatto unicamente per intrattenere, senza logiche e senza morali; quello che conta è unicamente stupire e divertire lo spettatore che in questo gran minestrone di idee e avvenimenti si fa prendere dal delirio del regista e nemmeno si accorge delle quasi due ore di film.
Va però detto che per girare un film così fuori dagli schemi ed esagerato, ci vuole un signor regista, che sappia far vivere la pellicola di vita proprio, ma che allo stesso tempo non lo perda di mano, rischiando di sconfinare nel cattivo gusto. E Miike è uno di questi rari registi.



"Yakuza Apocalypse" si rifà più che al cinema, al mondo dei fumetti e dei cartoni animati, dei videogiochi e della cultura sotto-popolare giapponese con personaggio come l'otaku o la rana combattente.
E in tutto questo virtuosismo di assurdità e violenza, il regista si ricorda di omaggiare il cinema italiano, infatti il personaggio di Bateren, che porta con se una cassa da morto con dentro un fucile è un chiaro riferimento a Django di Corbucci, che Miike aveva già omaggiato in "Sukiyaki Western Django" dove faceva un cameo anche Tarantino (e poi si dice...).
Molto belle le musiche di Koji Endo.
Come dicevo all'inizio, il finale del film è apertissimo e potrebbe lasciare spazio a un futuro sequel, sperando che a girarlo sia sempre quel gran cane pazzo di Takashi Miike.

sabato 23 dicembre 2017

Parenti Serpenti (1992)




A Natale siamo tutti più buoni? Forse, ma spesso più che di bontà si può parlare di buonismo e con questo film, per me fin troppo sottovalutato, Monicelli ci mostra tutta l'ipocrisia dell'umanità e più in particolare dell'italiano medio borghese, un film in cui traspare tutto il suo pessimismo.
Il film si apre con la voce fuoricampo del piccolo Mauro che ci presenta la cittadina dove si svolge la storia e alcuni dei suoi abitanti e lo attraverso il suo sguardo innocente, ma anche influenzato dai racconti che gli sono stati fatti dai genitori.



Poi passiamo a conoscere i personaggi di questa commedia: nonna Trieste, donna energica che ama molto la sua famiglia, il marito Saverio ex carabiniere ormai in pensione affetto da una leggera forma di demenza senile. Lina e Michele, i genitori di Mauro, lei sempre nevrotica, che lavora come bibliotecaria e lui, geometra comunale e iscritto alla DC (e così non manca anche qualche bella staffilata alla classe politica italiana); Milena, sorella di Lina, depressa perché impossibilitata ad avere figli e suo marito Filippo, maresciallo dell'Aeronautica; Alessandro, terzo figlio di Trieste e Saverio, impiegato alle poste, dalle ideologie comuniste, ma che ha ottenuto il lavoro tramite raccomandazione del cognato democristiano (e mettiamoci una bella critica al mal costume del nepotismo), sua moglie Gina, snob e che probabilmente tradisce il marito con uomini che le regalano oggetti costosi e per questo mal sopportata dalle cognate, la loro figlia Monica, ragazzina leggermente sovrappeso che ha come sogno quello di diventare ballerina di Fantastico (probabilmente caricatura della persona mediocre, dai sogni futili, ma allo stesso tempo incapace di impegnarsi per raggiungerli). Infine c'è Alfredo, professore d'italiano in un istituto femminile, celibe e senza figli.




All'inizio sembra procedure bene secondo le più tradizionali consuetudini natalizie nostrane, con il cenone della vigilia, la processione, la tombola, la messa di mezzanotte e lo scambio di regali con le prime ipocrisie, ma la scintilla che porterà all'esplosione dei rapporti tra il parentado, è l'annuncio dei nonni, durante il pranzo di Natale, di voler andare a vivere con uno dei figli (a loro scelta) in cambio della casa come eredità.



Nessuno però è disposto a rinunciare alle proprie abitudini e alla propria pace famigliare, ne nascono così una serie di feroci litigi che smascherano tutte le ipocrisie, i rancori, gli odi e le gelosie oltre a mostrare gli scheletri negli armadi, fino a quel momento nascosti per paura di essere giudicati.
Inoltre Monicelli mostra quanto la famiglia possa essere volgare e grossolana quando i parenti litigano per l'umile casa e i pochi oggetti di scarso valore che essa contiene, ma non sono in alcun modo disposti a occuparsi dei propri cari.



Il finale del film è poi uno dei più cattivi e feroci della commedia italiana degli ultimi trent'anni, che non lascia spazio a positività o speranza (per il regista la speranza è una trappola inventata da chi è al potere). Ipocrisia che viene smascherata dalle parole del piccolo Mauro, nel suo tema al ritorno dalla vacanze.
In quest'opera di Monicelli, girata quasi come se fosse una pièce teatrale, non esistono personaggi positivi, ma tutti nascondono una doppiezza e falsità di carattere tipiche del cinema del regista romano.



Un classico film natalizio, ma che a differenza della maggior parte dei film ambientati durante questa festività, non la esalta, ma invece ne mostra tutta la superficialità e falsità.
Ottimi tutti gli interpreti, in particolare quello femminile su cui svettano Marina Confalone, Cinzia Leone e Pia Velsi.

GLI ALTRI FILM DELLA CINEVIGILIA:

SOLARIS: A CASA PER LE VACANZE
MOZ O'CLOCK: BATMAN RETURNS
NON C'E' PARAGONE: GREMLINS
IL BOLLALMANACCO DI CINEMA: SOS FANTASMI
LA COLLEZIONISTA DI BIGLIETTI: NIGHTMARE BEFORE CHRISTMAS
LA BARA VOLANTE: GREMLINS
PIETRO SABA WORLD: SANTA CLAUSE 1994
DIRECTOR'S CULT: VERY MURRAY CHRISTMAS

venerdì 15 dicembre 2017

Scare Campaign (2016)


Scare Campaign è una trasmissione che mette in scena delle paurose candid camera a tema horror, a danno di ignare vittime che si ritrovano a dover affrontare situazioni spaventose, filmate di nascosto.
Quando però gli ascolti cominciano a calare, anche a causa del successo di un gruppo di persone mascherate che organizza veri e sempre più efferati omicidi che poi caricano nel loro sito internet, la produttrice televisiva impone loro di dare una svolta al programma, pena la soppressione dello stesso.
A questo punto Marcus e la sua troupe decidono di alzare l'asticella della paura e progettano uno scherzo in un vecchio manicomio abbandonato, ma forse questa volta hanno sbagliato vittima, infatti presto la situazione precipiterà nel peggiore dei modi.




La Midnight Factory (che Dio l'abbia in lode), porta in Italia un nuovo, spaventoso film australiano, terra che ultimamente ci sta regalando diversi ottimi horror (Babadook, The Devil's Candy...) e anche in questo caso fa centro.
Il film, che si rifà a quelle terrorizzanti candid camera tanto in voga su Youtube, ma anche a trasmissioni come Scare Tactics, funziona con il principio delle scatole cinesi e dopo un inizio come un classico horror demoniaco, con i classici spaventi dovuti a forti rumori e apparizioni improvvise, rivela subito la sua anima da mockumentary (genere che continua ad avere ancora un discreto successo) mostrandoci come tutto sia finto (o reale a seconda dei punti di vista) e svelando solo il primo dei diversi colpi di scena della pellicola.




E a questo punto il film cambia di nuovo registro, trasformandosi in un splatter senza mezze misure, con morti truculente e se anche talvolta queste sono riprese in modo da non mostrare troppo, risultano comunque forti e non adatte a tutti gli stomaci.
In questa parte della pellicola, avremo una nuova serie di colpi di scena consecutivi spingendo lo spettatore in un twist disorientante, fino all'entrate in scena di veri killers, che porteranno ad apparente e sanguinoso status quo, ma l'apparenza potrebbe essere ancora una volta da quella che ci viene mostrata inizialmente.



I fratelli Cairnes dimostrano di essere degli attenti e appassionati fruitori della materia horror (bella la citazione a Mario Bava) e mettono in scena un film che spaventa e disturba, mantenendo però un profilo basso. La pellicola non ha infatti grosse pretese se non quella di intrattenere lo spettatore per un'ora e venti circa e in questo ci riesce alla perfezione.
Certo non mancano le punzecchiature ad un certo tipo di televisione, che bada solo agli ascolti, ma queste hanno più funzione di pretesto, che di critica vera e propria, così come le accuse ad un pubblico sempre più voyeurista e sempre meno sensibile alla violenza.


Bene tutto il cast, in particolare le due finals girls (o screem queens) tra cui Olivia DeJonge, che era già apparsa in The Visit di M. Night Shyamalan.
In sostanza un piacevole film, forse non eccezionale, ma che fa bene il suo dovere, intrattiene, diverte e spaventa e oggi come oggi non è cosa da poco.

sabato 9 dicembre 2017

Dylan Dog 375: Nel Mistero - Già proprio un gran bel mistero...



Dopo diverso tempo, tornano a collaborare ad un albo della serie regolare, Tiziano Sclavi e Angelo Stano. La prima volta fu per il numero uno "L'alba dei morti viventi" per far nascere il mito di Dylan Dog, personaggio poi entrato di prepotenza nella cultura pop italiana.
Ed eccoci oltre trent'anni dopo a parlare di un fumetto, a cui spesso è stato fatto un troppo precoce funerale, ma che riesce ancora a tenere desto l'interesse degli appassionati.
Cosa dire, dunque, di questo nuovo numero?
E' sicuramente interessante, ben scritto (ci mancherebbe altro stiamo pur sempre parlando di Sclavi) e certamente uno degli albi migliori degli ultimi anni, però c'è qualcosa che non mi convince del tutto per cui l'albo lasci un po' l'amaro in bocca, quasi un senso di incompiutezza...
La storia, seppure piacevole, sa di già visto e già letto, più e più volte, ma prima che mi si accusi di rimpiangere il passato, per poi lamentarmi quando questo viene riproposto, voglio chiarire che mi sto riferendo alla storia in sé, al soggetto e non allo stile con la quale viene raccontata, che invece mi ha soddisfatto (vedi ad esempio l'uso della filastrocca in rima quando la morte colpisce, tipico di Sclavi e più in generale del Dylan Dog vecchio stile).
I limiti della storia, però, forse non sono tutti imputabili al buon Tiziano, ma anche alla nuova linea "editoriale", voluta da Recchioni. A tal proposito, mi pare che una delle pecche di questo nuovo corso, sia la piattezza dei personaggi secondari, ma forse mi sono capitati tra le mani i numeri sbagliati, dato che ora lo compro solo saltuariamente, comunque ho intenzione di aspettare il nuovo, preannunciato step, per poter dare un giudizio più obiettivo su questo, ormai non più nuovo, corso di  Dylan Dog.


Tornando invece al numero in questione, quello che lo rende interessante sono alcuni particolari, come ad esempio il nome del barbone che aiuta Dylan, Nemo, cioè Nessuno, forse un riferimento a quel numero 43 "Storia di nessuno", sempre del duo Sclavi-Stano che fece la storia della collana.
C'è poi il particolare della targa dell'auto della morte "RIP 999" in antitesi a quella del nostro eroe "DYD 666", forse una cosa da poco, ma anche questo è in puro stile Dylan prima maniera.
Inutile soffermasi sulla bellezza dei disegni di Angelo Stano (anche se le mie matite preferite sono altre),se non per il fatto che l'autore abbia conferito al personaggio della morte, che poi sembra essere il vero protagonista dell'albo, anche a discapito di Dylan, un aspetto molto simile a quello di John Ghost (a proposito, che fine ha fatto?) attuale nemesi dell'inquilino di Craven Road. Cosa voluta, non voluta? Suggerimento per quello che saranno le nuove storie?  Boh, non ci resta che aspettare per capire.


Infine parliamo dei colori dell'albo, opera della grandissima Giovanna Niro: beh anche qui c'è poco da dire, se non che, sarei tentato di affermare che è uno degli albi coi colori più belli in assoluto.
Conclusione? Un albo che si fa leggere, ma una storia che mi ha convinto solo in parte e che come in generale per questo nuovo corso, mi dà la sensazione che manchi qualcosa.

mercoledì 6 dicembre 2017

La creatura nel buio - Seconda parte

QUI trovate la prima parte

Passarono il resto della serata giocando tutti e tre assieme, ma per qualche "magico" motivo, il vincitore era sempre Rupert.
Mentre la piccola pendola da tavola, appartenuta alla madre di Shirley, suonò le nove, il bambino faticava a tenere gli occhi aperti e la testa gli oscillava continuamente in avanti, rischiando di picchiarla sul tavolo.
"E' ora di andare a letto" sentenziò lei
A quelle parole Rupert spalancò gli occhi e cominciò a urlare:
"No mamma, ho paura, per favore...ancora un po'..."
Shirley ripensò a suo figlio che spariva nel buio della sua camerette per recuperare il gioco in scatola, ma decise di non dire nulla a tal proposito. Invece lo prese tra le braccia e gli disse:
"Non vedi che stai crollando dal sonno? I bambini della tua età hanno bisogno di molte ore di sonno"
"No, non voglio!" continuò a Rupert scoppiando in un pianto isterico "c'è il mostro dell'armadio...".
"Non c'è nessun mostro..." replicò Shriley
"Va bene, puoi stare alzato ancora dieci minuti" la interruppe Ed
Lei gli lanciò un'occhiataccia; non le piaceva dover far la parte della mamma cattiva e quando Edwin la contrariava così sentiva minata la sua autorità, non che ciò capitasse spesso, anzi, ma la cosa comunque non le andava giù.
Qualcosa nello sguardo di suo marito però la sorprese, tanto da dimenticare subito quella piccola onta; Ed sembrava spaventato.
Lui parve accorgersene e le si avvicinò sussurrandole qualcosa all'orecchio.
Il broncio di Shirley si trasformò in un sorriso; poi sorrise anche lui.

Mezz'ora dopo il bambino non era ancora andato a letto, tuttavia la stanchezza aveva avuto la meglio su di lui e si era addormentato sul divano, incurante dei tuoni che facevano tremare i vetri delle finestre. Edwin lo prese delicatamente in braccio e guardando la moglie le disse:
"Arrivo subito, aspettami di là".  Poi portò il figlio nella sua cameretta, lo spogliò, gli mise il pigiama e lo infilò sotto le coperte.
Dopo averlo baciato sulla fronte se ne andò, ma si bloccò sull'uscio. Si guardò indietro e vide che alcune ante dell'armadio erano aperte, tornò sui suoi passi e le chiuse, poi andò da sua moglie.


Si sedettero sul letto e cominciarono entrambi a spogliarsi vicendevolmente; lui le tolse la camicetta, scoprendole i bianchi seni che accarezzò con dolcezza e baciò con passione mordicchiandole i rosei capezzoli. Lei gli sfilò la t-shirt e gli passò le mani sul petto liscio e ben definito, passando per i fianchi e arrivando al ventre piatto, qui lei gli passò la lingua attorno all'ombelico, mentre gli sbottonava i jeans, quindi gli afferrò il membro assaporandolo prima con le labbra e poi la lingua e il palato. Edwin lasciò che lei continuasse ancora un po'. poi con forza la scaraventò supina sul letto, con un solo colpo le tolse pantaloncini e slip e ricambiò l'appagamento appena ricevuto.
Continuarono a far l'amore per molto tempo, mentre il temporale, che non accennava a smettere, copriva i loro gemiti di piacere.

giovedì 30 novembre 2017

This is England (2006)

Siamo nella prima metà degli anni 80; gli anni delle mode colorate e dei primi videogames, gli anni di "Supercar" e del cubo di Rubik, gli anni dell'aerobica in tv e della nascita dei CD, ma soprattutto gli anni di Margareth Tatcher, che con la sua politica monetaria, fece aumentare disoccupazione e disagio sociale e portò l'Inghilterra a combattere un conflitto bellico, per appropriarsi di un insignificante arcipelago al largo dell'Argentina, le isole Falkand .



Ed è in questo ambiente che cresce Shaun, dodicenne orfano di padre, proprio a causa della guerra delle Falkland e vessato dai bulli della scuola per il suo aspetto e per il suo modo di vestire. Nonostante il ragazzo non si faccia mettere i piedi in testa da nessuno, compresi ragazzi più grandi di lui, è comunque solo e bisognoso di figure di riferimento, figure che troverà in un gruppo di skinheads che lo prendono in simpatia e lo accolgono sotto la loro ala protettrice. 




Questo gruppo eterogeneo, appartiene all'idea originale di skinheads, quelli che ancora non si erano fatti influenzare dalla politica e dell'odio razziale. All'inizio le cose vanno bene per Shaun, tra giochi, qualche innocente goliardata e le prime sorsate di birra, il bambino trova il tempo di innamorarsi (ricambiato) di una (strana) ragazza più grande di lui. Uno degli aspetti più divertenti, ma anche più significativi del film è come la madre di Shaun, poco si preoccupi (viene fatto appena un accenno) che il figlio frequenti ragazzi più vecchi di lui e che una ragazza di vent'anni ricambi l'amore di un bambino di appena dodici...



A scombinare l'equilibrio, arriva Combo, che ha passato tre anni in prigione e ora è tornato per riprendere la leadership della banda. Ma Combo parla di nazionalismo, e accusa neri e pakistani dei problemi dell'Inghilterra, mosso da sentimenti xenofobi e razzisti. Il gruppo si sfalderà così in due, uno con a capo Woody, più tranquillo e legato alle vere tradizioni del movimento, l'altro guidato da Combo, che predica un patriottismo estremista e l'odio contro chiunque venga da fuori dal regno. 



Shaun affascinato dalla figura carismatica di quest'ultimo, deciderà di rimanere con il secondo gruppo, facendosi influenzare dalla loro mentalità violenta e nazionalista. Tuttavia ben presto verrà alla luce l'anima fragile di Combo che, affranto perché innamorato, ma non ricambiato, e geloso della bella famiglia unita di Milky, un componente di colore della band, si sfogherà contro quest'ultimo massacrandolo di pugni, fino a ridurlo in fin di vita.




Spaventato da tanta aggressività, Shaun aprirà finalmente gli occhi, non solo sul nuovo amico, ma sul mal di vivere in generale.Film molto bello, con valori validi tanto al tempo nel quale è ambientato, quanto ancora oggi e che in questo strano paese a forma di scarpa, è uscito ben cinque anni dopo aver partecipato e vinto il festival di Roma....






lunedì 27 novembre 2017

Boomstick Award 2017



Il 2017 si sta rivelando un anno ricco di emozioni, sia per quanto riguarda la mia vita privata (ma di questo ne parlerò più avanti), sia come blogger, infatti proprio in questi giorni mi è stato assegnato il terzo premio "di categoria".
Come dicevo qualche tempo fa, questi premi, per quanto non portino fama o denaro, sono la testimonianza dell'impegno che noi blogger mettiamo nel portare avanti la nostra passione e ciò avviene attraverso il rispetto e il consenso degli altri blogger.
Pertanto ringrazio Kris di Solaris per aver voluto premiarmi e poi passo a spiegare regolamento e a fare le nomination per i miei premiati (che sicuramente avranno avuto altre nomination, ma questi sono i blog che amo seguire):


Le regole sono solo quattro, ma proprio per questo devono essere rispettate alla lettera:


  1. I premiati sono sette (7). Non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d'onore
  2. I post con cui viene presentato il premio non devono contenere giustificazioni di sorta per gli esclusi, i non premiati, a mo' di consolazione
  3. I premi vanno motivati. Non occorre una tesi di laurea, è sufficiente addurre un pretesto, o più di uno se ne avete
  4. E' vietato riscrivere le regole. Dovete limitarvi a copiarle, così come ho fatto io

Qui di seguito i sette cavalieri a cui ho deciso di assegnare la croce al valore:

LA BARA VOLANTE: Cassidy l'ho visto dal vivo una volta o due, ma siamo amici da tanti anni e so per certo essere una persona speciale. Inoltre ha un modo di scrivere intrigante e curioso che ti cattura fin da subito, ricco di informazioni e aneddoti interessanti. La prima nomination non può che andare a lui

MOZ'O CLOCK: Il suo blog è simpatico e interessante e spesso mi fa fare un viaggio nel mondo dei ricordi, soprattutto del periodo più spensierato della vita, quello della mia infanzia.

FRAMMENTI E TORMENTI: Anche Pirkaf lo conosco da un infinità di tempo, condividiamo diverse passioni e da sempre c'è rispetto reciproco. Il suo blog è una fonte infinita di informazioni letterarie, di cui prendo spesso nota e che spero prima o poi di sfruttare.

PIETRO SABA WORLD: Un altro blogger che ha il cinema nel sangue. Le sue recensioni sono sempre esaustive e ricche, senza però mancare di quel tocco personale che le rende decisamente interessanti.

LIBRINTAVOLA: Mariarosaria è una divoratrice di libri e già questo dovrebbe bastare per meritare il premio, ma in più fa delle belle recensioni e se volete qualche consiglio su cosa leggere nei prossimi tempi, basta che passiate dal suo blog e avrete solo l'imbarazzo della scelta

IL BAZAR DI RICKY: Scoperto da pochissimo, anche lui gestisce un blog originale e che va a pescare nel pozzo dei ricordi. Sicuramente molto interessante e cercherò di seguirlo con più attenzione, perché merita

EMME BOULCES: Una brava ragazza e una cara amica che ha passato molti momenti difficili e molti ne sta passando ancora, ma è sempre in gamba e non ha peli sulla lingua. Forse qualche volta è un po' estrema, ma anche questo il suo bello

E ora sotto a chi tocca; buon lavoro e buon divertimento a tutti...





mercoledì 22 novembre 2017

E' un magico mondo (quello di Calvin e Hobbes)

Trentadue anni fa, più precisamente il 18 novembre 1985, veniva pubblicata la prima striscia di quello che è uno dei fumetti più geniali di tutti i tempi: Calvin & Hobbes.
Non ricordo come mi sia capitato di leggere per la prima volta le (dis)avventure di questo piccolo monello e della sua tigre, ma di certo so che ne rimasi subito entusiasta.



Calvin e Hobbes è un fumetto divertente e intelligente, che come altri del genere (vedi ad esempio i Peanuts o Mafalda) mostra e critica la società dall'altezza di un bambino, ma ha una freschezza di linguaggio che me lo fa preferire ai suoi più illustri colleghi, che comunque apprezzo e mi diverto a leggere. Inoltre anche i disegni sono molto più curati rispetto ai lavori di Schulz e Quino, soprattutto da quando Watterson è riuscito ad ottenere più libertà nelle sue pubblicazioni.




Calvin è un bambino di sei anni non troppo diverso da molti bambini "reali" della stessa età: è impulsivo, curioso, dotato di grande fantasia, a volte egoista, privo di quei filtri che caratterizzano gli adulti e dunque non ha mezze misure, né in quello che dice, né in quello che fa.
Quante volte noi da piccoli ci siamo messi nei guai perché, non conoscendolo, abbiamo superato il limite tra ciò che è bene e ciò che è male?



Calvin è dunque un personaggio libero, poiché non ha regole, se non quelle imposte dai genitori che però spesso decide di trasgredire, cosa che lo fa finire spesso nei pasticci.
La caratteristica più bella del bambino è però la sua fervida ed effervescente fantasia, cosa che gli permette di non annoiarsi quasi mai (ma di distrarsi spesso): nei suoi voli pindarici Clavin è un supereroe mascherato, un astronauta spaziale, un investigatore privato, ma anche semplicemente un animale o una forza della natura...

..
La sua fantasia è così grande che è l'unico che vede come reale Hobbes, mentre tutti gli altri lo vedono come una semplice tigre di pezza.
E qui abbiamo un'altra peculiarità del fumetto, cioè quella di mostrarci la realtà di due diversi punti di vista; quello di Calvin e quello di tutti gli altri. Sono realtà diverse, ma entrambe valide e l'autore ci invita a decidere quale delle due sia la nostra.
Per quanto mi riguarda è sicuramente quella in cui Hobbes è una vera tigre che va matta per i panini col tonno.


Hobbes oltre a essere il miglior compagno di giochi di Calvin spesso ha anche il ruolo di coscienza del bambino, in quanto più razionale e consapevole delle conseguenze delle loro azioni.
Le storie del fumetto variano su molti argomenti, dalle molteplici fantasie di Calvin alla sua profonda amicizia con Hobbes, alle loro avventure per i boschi e alle loro opinioni su svariati temi, come economia, politica, società e anche religione.


Volendo approfondire, ci sarebbero ancora tante cosa da dire su questo splendido fumetto, come ad esempio il rapporto con i personaggi comprimari (i genitori, la baby sitter Rosalyn, la compagna Siusi...) o alcuni temi ricorrenti come il Calvinball, i pupazzi di neve o lo scatolone di cartone, ma servirebbe una persona più adatta di me a analizzare più dettagliatamente questi argomenti e sul loro significato. 



A me basta dire che mi spiace che queste strisce abbiano avuto una durata di soli dieci anni, che mi piacerebbe che Watterson continuasse a pubblicare le avventure di questi due irresistibili personaggi, ma che continuerò a leggere e rileggere quelle già pubblicate perché mi divertono e sorprendono come la prima volta.







giovedì 16 novembre 2017

Kauwboy (2012)



Jojo ha dieci anni e vive solo con il padre, un uomo duro e severo, che affoga i propri problemi e dispiaceri nell’alcool, arrivando talvolta a essere violento con il figlio, mentre la madre del bambino, una cantante country di successo, pare essere in tour in America. Jojo si trova così a essere spesso da solo ad affrontare le problematiche di un ragazzino della sua età, ma anche ad avere responsabilità che non gli competerebbero: di giorno va a scuola e gioca a pallanuoto, la sera si occupa della casa e se ne va a letto da solo, poiché il padre lavora di notte.
 Qualche volta il bambino telefona alla madre, raccontandole le sue giornate, e spesso mentendo sul rapporto con suo padre.



Le cose cambiano quando, giocando in un campo, Jojo trova un piccolo di taccola (uccello della famiglia dei corvidi) caduto dal nido, e ferito e decide di prendersene cura portandolo a casa con se; tuttavia deve fare attenzione perché suo padre non vuole animali in casa. Ben presto Jojo trova nel piccolo corvo, che lui ha chiamato Kauw, il conforto e l’affetto che il padre non riesce a dargli e ne parla anche con la mamma, nelle sue lunghe telefonate, dicendole che quando fosse tornata, avrebbe trovato una bella sorpresa.  Tuttavia, quando l’uomo scopre il segreto del figlio, lo costringe a liberarsi dell’animale, causando anche la rabbia e la frustrazione del bambino, che di nascosto continua a occuparsi del piccolo amico.





Purtroppo, questo precario equilibrio, viene spezzato dalla presa di coscienza, da parte di Jojo della morte della madre, che fino a quel momento si era rifiutato di accettare. In tal senso, è particolarmente forte la sequenza in cui il bambino vuole festeggiare a tutti i costi il compleanno della mamma e quando il padre lo obbliga a togliere gli striscioni e le bandierine a stelle e strisce, lui si ostina a cantare “Happy Birthday” alla madre assente, con tutta la rabbia che ha in corpo, sputando le parole in faccia al padre. 
Ed è solo dopo l’ennesimo litigio, che padre e figlio riusciranno a ritrovarsi e assieme ad affrontare il dolore per la perdita di una moglie e di una madre.




L’amicizia tra bambini e animali è stata spesso al centro di pellicole cinematografiche, ma non sempre il risultato è stato pari alle intenzioni iniziali.

Un film simile a “Kauwboy” è “Kes” di Ken Loach, che racconta sempre l’amicizia tra un ragazzino e un uccello, ma se nel film del regista britannico, la tematica si incentrava soprattutto sul disagio sociale, e sulla ricerca di un posto all’interno della società stessa, nel caso del film di Boudewijn Koole, il soggetto è più intimista e delicato, infatti il regista racconta con garbo e sensibilità la difficile fase dell’elaborazione del lutto, vissuta dalla parte di un bambino, che proprio per la giovane età, fatica maggiormente ad accettare la morte di un caro.
Nel film, il lutto viene svelato lentamente, anche se fin dall’inizio è intuibile che ci sia qualcosa che non va, e allo stesso modo che nella vita vera, prima di accettare la perdita, prima bisogna passare attraverso le fasi della negazione e della rabbia.



Tuttavia Koole, riesce a non cadere mai nel banale o nella facile trappola della pietà dipingendo un quadro ruvido e denso di sofferenza, ma capace anche di abbandonarsi alla fantasia, proprio come farebbe un bambino che si crea un mondo ideale nel quale rifugiarsi, per fuggire alle cattiverie della vita. E il piccolo corvo inizialmente rappresentazione dell’affetto sostituito, diventa alla fine il simbolo della presa di coscienza del lutto, ma anche della fine dell’infanzia di Jojo, che si avvia a diventare adolescente. Bravissimo il piccolo protagonista, che riesce a conferire intensità al suo personaggio, creando quella giusta empatia che non sfocia nel patetismo.

mercoledì 8 novembre 2017

Censura? No, grazie!

"Non appena un libro o un film vengono proibiti, correte al vostro cinema più vicino, andate in biblioteca, cercate di trovarli, di guardarli, di leggerli: quello che non vogliono farvi sapere è quello che dovete sapere!" (S. King)



Non mi è mai piaciuta la censura, né l'ho mai capita. Se un prodotto (film, romanzo, canzone...) è fatto in una determinata maniera, è perché è stato pensato così; censurarlo significa snaturarlo e infatti spesso perde il suo significato vero e il suo valore.
Purtroppo la censura nell'arte c'è sempre stata, fin dai tempi più antichi, basti pensare al "Braghettone", costretto a coprire le nudità della Cappella Sistina, ma senza andare così indietro nel tempo è sufficiente ricordare le assurde critiche e condanne ad alcune delle più belle canzoni italiane:




Dio è morto, brano di Guccini reso popolare da I Nomadi, era stato censurato dalla RAI, perché ritenuto blasfemo e invece fu mandato in onda da Radio Vaticana che capì il vero significato della canzone.

Un'altra canzone passata sotto le forbici dei censori è stata 4/03/1943



In questa canzone Lucio Dalla ha dovuto cambiare il titolo (quello da lui pensato era Gesùbambino) e poi la strofa "e ancora adesso che bestemmio e bevo vino; per i ladri e le puttane mi chiamo Gesù Bambino" è diventata "e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino; per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino"

Ma molti altri cantanti e interpreti hanno dovuto fare i conti con bigottismo e ottusità dell'epoca, da Battisti a De Andrè, passando per Baglioni, Ron e Vecchioni...

Ricordo invece che quando ero piccolo, la tv era molto più libera, forse anche per l'avvento dei canali commerciali o perché il Moige ancora non era nato, dunque cartoni animati, trasmissioni, e pubblicità erano più liberi. Solo i film, anche se solo in parte, hanno fatto eccezione, ma di questo ne parlerò dopo.
Durante la mia infanzia ho visto decine e decine di cartoni animati e quasi sempre erano trasmessi senza alcun tipo di censura:


L'uomo tigre era un anime violentissimo in cui scorreva molto sangue, ma non un episodio è stato oscurato, anche perché altrimenti avrebbero dovuto non trasmetterlo affatto e infatti è da diversi anni che non viene più replicato, nonostante il successo che avuto tra i ragazzi degli anni 70 e 80.

Non da meno era Sasuke il piccolo ninja, in cui spesso si vedevano arti mozzati, membra sparse e morte di bambini, certo argomenti duri, ma che nel contesto in cui erano inseriti erano perfetti, del resto si parlava del Giappone feudale...




Questi ed altri cartoni animati non hanno più trovato una collocazione nelle programmazioni televisive, e non solo per l'arrivo di nuovi prodotti, ma anche perché ritenuti non adatti ad un pubblico di bambini (inutile dire che gli autori nipponici avevano pensato ad un target di adolescenti e adulti quando avevano creato le loro opere)
Altri anime invece, pur venendo trasmessi, hanno subito pesanti censure; ricordo perfettamente episodi di Mila e Shiro o Lady Oscar o Georgie in cui c'erano scene di nudo, ma in cui al massimo si vedeva una tetta o un culo sotto la doccia, che in seguito tali sequenze furono sostituite da fermi immagine o da qualche taglio.
Stessa sorte è toccata a quello che è forse l'anime più famoso in assoluto ovvero Dragon Ball, ma talvolta i tagli sono stati fatti così male che si perde il senso delle battute o delle scene in questione.
E' andata ancora peggio a cartoni come Piccoli problemi di cuore o E' quasi magia Johnny, ma anche molti altri, a cui sono stati cambiati interi dialoghi, soprattutto quelli con riferimenti sessuali, tanto da cambiare completamente il senso degli episodi trasmessi.

Anche le pubblicità una volta erano molto più esplicite, non mancava scene di nudo





Solo un topless, niente di più che si possa vedere in una qualsiasi spiaggia, eppure queste pubblicità ora non le trasmettono più o sono molto più edulcorate.
Caso ancora più clamoroso fu quello di Rocco Siffredi che pubblicizzava una nota marca di patatine, spot censurato perché i doppi sensi che l'attore usava, avrebbero potuto essere sconvenienti e disturbanti per i bambini. Ora mostratemi un bambino che sappia chi sia Rocco Siffredi...ma va beh...



Tralascio le varie trasmissioni che più che altro hanno subito cambi di orari o di canale (incredibile che abbiano deciso di replicare Colpo Grosso), anche perché in questo caso forse siamo andati peggiorando, basti pensare ai vari Grande Fratello o reality show, in cui superficialità e ignoranza la fanno da padrone.

Passo a parlare invece di cinema, soprattutto nei passaggi televisivi:

Arancia Meccanica film del 1971 è passato sulla tv in chiaro solo nel 2007, eppure non era più violento di tanti western trasmessi senza troppi problemi, ma probabilmente era il tipo di violenza che inserito in un contesto sociale e politico è risultata molto più disturbante.



Per altri motivi sono stati censurati Salò e le 120 giornate di sodoma e Ultimo tango a Parigi, che certamente affrontano argomenti delicati, ma sempre contestualizzati e che dimostrano così le paure dei censori.
Ricordo molto bene che la prima volta che vidi Soldato Blu, quando ero ancora bambino, il film era stato trasmesso nella sua versione intera e senza tagli, tagli che invece furono inseriti quando il film fu riproposto in seguito, anche se trasmesso a tarda notte.
Buffo invece che per molto tempo siano stati trasmessi film erotici senza nessun problema; per carità non che la cosa mi sia dispiaciuta, da adolescente hanno allietato diverse serate solitarie, ma censurare o non trasmettere film come Lolita, ma programmare in continuazione film  della serie Emmanuelle, mi sembra quanto meno ipocrita.

Sicuramente sull'argomento ci sarebbe molto di più da dire, ma per ora mi fermo qui, lasciando però il discorso in sospeso; magari più avanti entrerò più nello specifico concentrandomi solo su uno dei vari casi che ho qui afforntato.




martedì 31 ottobre 2017

Buon Halloween nei secoli dei secoli

Due anni fa, quando il blog aveva ancora un passo incerto, suggerivo qui alcuni film ambientati la notte di Halloween. Quest'anno ho deciso di fare una cosa diversa: dato che questa è la notte dedicata a mostri, streghe, fantasmi e tutto quanto fa horror, farò un breve excursus sul cinema dell'orrore, scegliendo un film per (quasi) ogni decennio, dall'alba del cinematografo fino ai giorni nostri. Buona lettura:

Le manoir du diable - Georges Méliès (1896): In questo cortometraggio vediamo un pipistrello entrare in un castello e poi trasformarsi in Mefisto. Quindi costui, dopo aver preparato un calderone, forgerà scheletri e fantasmi. Dopodiché arriva un cavaliere che dovrà affrontare gli spettri evocati dal diavolo e infine il diavolo stesso. Capolavoro di Méliès, uno dei capostipiti del cinema in generale e di quello fantastico nello specifico, "Le manoir du diable" può essere considerato senza dubbio, il primo film horror della storia del cinema



Il carretto fanstama Victor Sjöström (1921): David Holm è un ubriacone senza tetto che in passato si è macchiato di diversi peccati. La notte di San Silvestro, dopo aver rifiutato di far visita ad una donna di buon cuore, ora sul letto di morte, che più volte aveva tentato di aiutarlo, rimane coinvolto in una rissa che sembra averlo ucciso. Ecco che arriva, dunque, il carretto fantasma, trainato da un'anima sofferente per conto della Morte e di cui David dovrebbe prendere il posto, ma il sincero pentimento dell'uomo gli consentirà di avere una seconda possibilità e di redimersi dai suoi peccati.
Capolavoro del cinema svedese, forse più fantastico che horror vero e proprio, viene ricordato sia per la complessità narrativa, sia per l'eccezionale uso delle immagini unito ad effetti speciali, più che notevoli per l'epoca. Va segnalata una particolare sequenza che ha ispirato Stanley Kubrick per una scena molto simile inserita in "Shining"




Dracula - Tod Browning (1931): La storia è quella celebre, tratta dall'omonimo romanzo di Bram Stoker, del conte Dracula che venuto a Londra per acquistare un'antica abbazia, dopo aver soggiogato l'agente immobiliare che deve vendergli l'immobile, si innamora della bella Mina. Sarà grazie all'intervento del fidanzato della ragazza, Jonathan Harker e dell'eminente professor Val Helsing, che la donna si salverà dalle grinfie del principe vampiro e che questi perirà ucciso con un paletto di legno. Browning dirige una delle più celebri versioni di Dracula, anche se non proprio fedeli, dato che il testo di base è quello dell'adattamento teatrale del libro di Stoker. Il film lanciò la carriera di Bela Lugosi che si specializzò in pellicole horror, non sempre con successo.




Il bacio della pantera - Jacques Tourneur (1942): Irene e Oliver si conoscono allo zoo, davanti alla gabbia della pantera nera. Lei è disegnatrice di moda, lui architetto navale e ben presto tra i due nasce una forte simpatia e quindi l'amore. Dopo un po' la coppia decide di sposarsi, ma Irene continua a non voler baciare il marito poiché, secondo una leggenda del suo paese d'origine, le donne che vengono travolte da forte passione, si trasformano in pantere. Capolavoro assoluto del cinema thriller/horror, che ha fatto della suggestione la sua arma vincente; infatti le scene più paurose non sono mai mostrate direttamente, ma solo suggerite dall'uso delle luci e delle ombre e dagli effetti sonori. Inoltre, quasi sicuramente, è stato proprio con questo film che è nata la tecnica di far salire la tensione al massimo, per poi smorzarla con un nulla di fatto, lasciando lo spettatore interdetto.




L'invasione degli ultracorpi - Don Siegel (1956): In un lungo flashback, il dottor Bennell, racconta ad un collega che la sua cittadina è stata invasa da enormi bacelloni di provenienza aliena, bacelloni che servono per creare copie esatte degli esseri umani, ma del tutto privi di sentimenti, e di prenderne il posto. Qui, probabilmente, siamo più dalle parti del cinema di fantascienza, ma l'idea di un mondo invaso da copie di essere umani, completamente prive di sentimenti ed emozioni è talmente terrorizzante che il film sta bene anche tra i film horror.
Del film sono state fatte letture sia anticomuniste, sia antimaccartiste, ma nessuna di queste è stata mai confermata dagli autori, che invece dicevano di aver voluto attaccare un'apatica concezione della vita.





Rosemary's baby - Roman Polanski (1968): Una giovane coppia, Guy e Rosemary, sono in cerca di un appartamento dove vivere. Lo trovano in un vecchio edificio abitato per lo più da gente anziana e qui fanno conoscenza dei simpatici, ma forse un po' troppo invadenti, vicini. Dopo qualche mese Rosemary rimane incinta, ma comincia a soffrire di dolori vari e oltre ad avere incubi e allucinazioni. Al momento del parto le viene detto che il bambino, a causa di una malattia, non è riuscito a sopravvivere, ma lei non ci crede. Infatti, qualche giorno dopo, la donna scopre che con l'aiuto dei vicini, il marito ha ceduto il figlio a Satana, in cambio del successo lavorativo.
Horror claustrofobico, che funziona accumulando tensione scena dopo scena e donando un senso d'angoscia generale a tutto il film.



Suspiria - Dario Argento (1977): Susy arriva a Friburgo per iscriversi ad una prestigiosa scuola di danza, ma ben presto strani e paurosi avvenimenti cominciano ad avvenire all'interno della scuola. Dopo la morte di alcune ragazze, Susy scopre che l'edificio è costruito sopra una delle porte dell'inferno e che la direttrice è una potente strega. Primo capitolo della trilogia delle tre madri è sicuramente uno dei migliori film di Dario Argento, nonché uno dei più sanguinolenti e spaventosi.
Come sempre la colonna sonora è firmata da I Goblin




Un lupo mannaro americano a Londra - John Landis (1981): Jack e David sono due amici in viaggio per l'Europa e durante il loro passaggio per la campagna inglese vengono attaccati da un essere misterioso che uccide Jack e ferisce seriamente David. Una volta ripresosi, in un ospedale londinese, David comincia ad avere orrendi incubi e afferma di vedere l'amico Jack sotto forma di spettro-zombie. Jack avverte David che è stato contagiato dal morbo dell'uomo lupo e che se non si suiciderà. prima o poi avrebbe portato morte e dolore.
Il 1981 è stato un anno particolarmente fortunato per l'uomo lupo, infatti assieme alla pellicola di John Landis esce "L'ululato" di Joe Dante
Con questa pellicola, John Landis, dimostra come si può girare un horror, senza dover rinunciare ai toni da commedia e riuscendo a spaventare non poco (la scena nella metropolitana  è terrorizzante). La trasformazione a vista resterà per sempre nella storia del cinema più di tanti moderni effetti speciali in CG e valsero a Rick Baker l'oscar per il miglior trucco.



Il seme della follia - John Carpenter (1994): John Trent è un investigatore privato che è stato assunto per scoprire che fine abbia fatto Sutter Cane, celebre scrittore di romanzi horror e scomporso poco prima della pubblicazione del suo nuovo libro. Trent suppone che sia tutta un'operazione commerciale, ma accetta comunque di cercare lo scrittore, che sembra essersi nascosto ad Hobb's End, cittadina che si pensava appartenere solamente all'immaginario narrativo dello scrittore. Purtroppo le cose andranno sempre peggio.
Non c'è Halloween senza Carpenter ed ecco dunque quello che è per me, uno dei suoi lavori migliori, se non il migliore in assoluto. In questa pellicola, il regista de "La Cosa", mescola la mitologia Lovecraftiana, infatti ambientazioni e personaggi sembrano direttamente ispirati dalle opere del Solitario di Providence, ad alcuni aspetti della biografia Kinghiana, Hobb's End ricorda molto sia Derry che Castlerock e lo stesso Sutter Cane ha molti aspetti che lo avvicinano alla figura di Stephen King.




Martyrs - Pascal Laugier (2008): Ad un anno dalla sua scomparsa, Lucie viene trovata seminuda e in stato catatonico lungo una strada. Portata in ospedale, la ragazzina non sa rispondere alle domande della polizia, e nemmeno l'aiuto dell'amica Anne riuscirà a sbloccarla. Quindici anni più tardi Lucie fa irruzione in una villetta e uccide l'intera famiglia (padre, madre e due figli), dopo di che chiamerà Anne per annunciarle che ha trovato i suoi torturatori...E questo è solo l'inizio di un  lungo viaggio verso l'inferno.
In questo film non ci sono mostri, né fantasmi o spettri, ma solo la follia umana, quella che porta a far del male ai propri simili per scopi personali, spesso discutibili. "Martyrs" è un film duro, che colpisce allo stomaco e fa male, anche perché a differenze di altri film simili non usa trucchi o artifici, né si trova una qualche forma di ironia. E' solo dolore puro.



Sinister - Scott Derrickson (2012): Ellison è uno scrittore specializzato in libri che raccontano storie reali di case che sono state scene di efferati crimini. Per il suo nuovo lavoro, si trasferisce assieme alla moglie e ai figli, che però sono all'oscuro delle vere ragioni di questo nuovo trasloco, in una casa i cui precedenti proprietari sono stati orrendamente massacrati. Durante le sue ricerche trova alcuni filmini amatoriali in cui scopre che dietro a quegli orribili delitti c'è un'entità malefica.
Sinister non è certo il miglior horror degli ultimi anni, ma è comunque ben realizzato e regala momenti di vera paura, a volte usando i classici trucchi come rumori improvvisi, altre volte riuscendo a creare vera suspense. Insomma un film imperfetto, ma che funziona egregiamente.